Ciao a tutti. Apro questo post per raccontarvi un’esperienza che mi ha particolarmente colpito e che racconta quant’è difficile ma al tempo stesso possibile effettuare un acquisto oculato se il negoziante è competente e l’acquirente si fida totalmente delle sua competenza. Sabato scorso ho accompagnato il mio amico Francesco da Mark perché,essendo giunta l’ora di mandare in pensione i tanto adorati Lange XR9, voleva acquistare una nuova scarpa,una vera scarpa racing con tutte le modifiche e gli optional possibili che questa tipologia di acquisto consente. Iniziamo con ordine: Mark come prima cosa gli fa togliere le scarpe e le calze di entrambi i piedi per avere una prima visione complessiva della morfologia del piede, cercando così di intuire i possibili problemi che si potranno incontrare durante le successive messe a punto dell’oggetto. Il piede, a discapito del suo 40 scarso, si presenta ben robusto,collo alto, malleoli piuttosto sporgenti e con un arco plantare molto accentuato. Mark fa indossare le calze e dopo aver provveduto alla misurazione della lunghezza con lo strumento apposito, dallo scaffale prende un paio di Atomic ed un paio di Head. Da entrambi gli scarponi estrae le scarpette e li fa indossare entrambi col solo scafo in plastica per vedere se già a secco esistono dei punti di pressione ma così non è. A questo punto sulla scarpetta dell’Head infila i lacci quasi si trattasse di una sneaker anziché di uno scarpone da sci, e, visti i nostri sguardi, precisa che con quella marca è un’operazione fondamentale mentre sull’Atomic è possibile ma non altrettanto indispensabile. Si calzano entrambe le scarpette e, una volta infilatele dentro agli scafi, Mark spiega come assettare al meglio la scarpetta tirando per le asole esterne in modo da evitare dolorosissime pieghe all’interno dello scafo. Francesco che al primo impatto avvertiva in entrambi i modelli un’eccessiva pressione all’altezza delle dita,dopo un quest’operazione ed un paio di energici piegamenti sulle caviglie, improvvisamente ritrova un po’ di agio, Mark raccomanda di eseguire questa operazione sempre con scrupolo prima di indossarli ed invita ad estrarre dallo scafo entrambe le scarpette per verificare la posizione del tallone. Alla nostra vista le scarpette appaiono già con una sorta di “impronta personale” e nel tallone,un centimetro buono di materiale,risulta non completamente riempito dal piede. Mark afferma che quella porzione di spazio si riesce a riempire completamente solo sciando a seguito del classico piegamento in avanti sulle caviglie, ma per simulare il più possibile questa situazione fa indossare con la procedure descritta in precedenza entrambi gli scafi e fa salire Francesco su di un piano inclinato in avanti in modo da simulare il più possibile la sciata sempre attraverso numerosi e vigorosi piagamenti. Dopo qualche minuto si riestraggono le scarpette e come per magia la piega del tallone è quasi completamente scomparsa…un’altra profezia di Mark si è appena compiuta. A questo punto che è stato appurato che la misura è quella giusta, si passa alla scelta del modello attraverso una serie di verifiche a secco. Mark si inginocchia e con ad un martelletto rotondo (procedura mai vista prima), inizia a picchiettare entrambi gli scafi. Il rumore più o meno sordo che ne consegue indica dove lo scafo è o meno a contatto con la scarpetta esterna, e dopo una serie di domande specifiche riguardanti le sensazioni di calzata ovviamente intervallate dai classici piegamenti, Francesco sente che nonostante tutto questo sull’ Head la parte anteriore del piede è, a parità di lunghezza scafo, troppo stretta al contrario dell’Atomic che adesso calza alla perfezione. La prima scelta è stata fatta e si scarta Head e favore di Atomic. A questo punto, sempre a parità di scafo,resta da scegliere la versione a pianta più o meno larga. Mark ripete all’infinito che in negozio la temperatura è molto maggiore rispetto al campo-neve e che gli scarponi, dall’interno termoformante, col tempo si adattano sempre più alla morfologia del piede e, per capire meglio, propone a Francesco un test comparativo stavolta con una scarpa identica ma usata una stagione…calza…piega…martelletto…e la sensazione che ne deriva è di una scarpa con un po’ di “gioco” al contrario di quella nuova che è un tutt’uno col piede. Si opta così perla versione a pianta più stretta…il gioco è fatto, la scarpa è stata scelta!!!
Ora, con entrambi gli scarponi calzati, si passa all’utima “prova martelletto” per capire dove intervenire e fresare lo scafo…Si decide di spostare l’ultimo gancio e di fresare la zona metatarsale ed una volta deliberato il tutto Mark aiuta Francesco nel fare il canting assecondandolo nell’ennesimo piegamento e stringendo le viti. Mark dopo aver spiegato la necessità di fresare punta e tacco per applicare i rialzi ed evitare l’usura della plastica durante la camminata, Francesco è convinto non solo di questa modifica ma da il via libera pure all’applicazione del Boosterstrap. A questo punto è la volta della realizzazione del plantare…la ciliegina sulla torta della nostra intensa mattinata.I piedi di Francesco, spogliati di scarponi e calze, vengono alternativamente messi all’interno di un apparecchio collegato ad un pc che analizza la morfologia della piante,ne “fotografa” gli scostamenti e,dopo averli elaborati, li trasferisce in un file visibile sia in 2D che in 3D…ora un modellatore trasferirà su di un solido quanto il pc ha registrato e…voilà scarponi sono pronti per essere usati sulla neve per capire se c’è bisogno di ulteriori minimi interventi!!! Spero di non avervi annoiato ma volevo solo mettervi a conoscenza di quanto complessa e meticolosa sia la procedura per acquistare una scarpa racing, acquisto che se realizzato con accuratezza consete di sfruttare al meglio le caratteristiche dei nostri attrezzi per meglio gustare le nostre giornate sulla neve!