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 Oggetto del messaggio: Coperta saturazione
MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 10:28 
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Al pranzo del 31 maggio io, Emanueza e Brunoz ci siamo intrattenuti a parlare di coperte per la saturazione.
Quelle Maplus ecc.. hanno un prezzo mica da ridere...
Si pensava ad alternative artigianli per la realizzazzione di qualcosa di simile e ne è nata una qualche idea, come al solito un pò fuori di testa.


Un paio... Un profilo di allumino (ottimo conduttore e dissiparote di calore) collegato a una resistenza elettrica autoregolata da una termocoppia. Il massimo sarebbe avere 3 resistenze lungo la superficie e tre termocoppie per avere una migliore regolazione della temperatura.
Il problema principale sarebbe far aderire perfettamente il profilato alla superficie data la centina dello sci...


Altra cosa a cui invece avevo pensato tempo fa era utilizzare un'autoclave.
Certo mica la si può fare a casa...
Però mi chiedevo e chiedo a Davide (er chimico) se la cosa potrebbe avere maggiori risultati.
Di solito nell'autoclave prima si fa il vuoto, poi si da calore.
Ci sono anche autoclavi che funzionano in manierea diversa.. prima si fa il vuoto, poi si riempie con un gas inerte e li gli si da pressione, poi si fa calore.

Se l'autoclave per la sciolinatura dovesse funzionare così, oltre al calore, la pressione del gas (a anche l'aria) spingerebbe contro le superfici dello sci, quindi della soletta, facilitando la saturazione della sciolina.


Pazzia allo stato puro ?


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 10:50 
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ottimo spunto per la discussine

MI SON VENETO...E TI?

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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 11:50 
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Marco,se vuoi il gas inerte te lo procuro io.


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 12:35 
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io vendo gli autoclavi.
e forse posso procurarti anche il gas inerte e non

leon :P :P :P

..."save the rain....each raindrop is a kiss from heaven"...
...voi mi guardate male perchè sono diverso......io vi guardo e rido perchè siete tutti uguali...
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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 13:01 
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Beh, partiamo dall'idea piu' semplice, ovvero quella della coperta termica.
Esiste una cosa molto simile anche nei laboratori chimici ma non ho idea di dimensioni e prezzo: mi informo. A titolo di confronto: quanto costa quella della maplus?
Passando alla via artigianale, quella del profilo di alluminio non e' una brutta idea. Il problema e' che servono ben piu' di 3 resistenze se vuoi avere una temperatura ben distribuita lungo tutta la lunghezza del profilo. Inoltre l'alluminio, come hai giustamente detto, e' un buon conduttore e proprio per questo, se lo spessore attraverso cui deve passare il calore e' piccolo, il calore sara' localizzato esattamente sopra la resistenza, quindi hai un gradiente di temperatura molto elevato. Un'idea per avere un buon controllo della temperatura e una buona distribuzione potrebbe essere quello di fare una sotra di waterblock (quelli usati per raffreddare a liquido le cpu dei pc) al contrario, ovvero far circolare nel profilo dell'acqua calda (o altro liquido a seconda delle temperature). In questo caso pero' bisognerebbe studiare una serie di canalizzazioni interne al profilo per ottenere una buona distribuzione. D'ogni modo il risultato a mio avviso e' molto migliore rispetto all'utilizzo di resistenze.
Per quanto riguarda invece l'autoclave, qua e' un altro paio di maniche, sia in termini di attrezzatura che di spesa. Non che sia impossibile da fare (a te poi! ;) ), pero' a mio avviso il vantaggio che potresti avere e' minimo rispetto all'impiego di una coperta termica.

L'ignoranza cederà il passo al fascino del mistero, che potrà essere amato fino alla follia.
Renato Lunelli


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 13:14 
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e allora vai di resistenze!

MI SON VENETO...E TI?

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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 13:43 
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Davide ... grazie
La mia domanda però era un'altra.
Mai mi metterei a fare cose del genere. Mi chiedevo invece se la saturazione della soletta avvenisse sotto pressione (in autoclave) cosa cambierebbe e se l'adsorbimento fosse diverso.


Per quanto riguarda la questione dell'acqua calda ... ehehhe L'avevo giusto proposta a Brunoz durante il pranzo. Alla fine sarebbe come prendere un calorifero sul quale si va ad appoggiare lo sci. Di profili ce ne sono in commercio non so quanti e il problema non è certo la reperibilità.

Ho tre clienti che fanno profili estrusi di alluminio... dal loro catalogo basta che ne piglio uno e il gioco è fatto.

Quelli che usano ad esempio nelle termostrisce da appendere per riscaldare i capannoni vanno benissimo.


Altra cosa a cui pensavo invece sono le celle di Peltier ... che possono fare sia caldo sia il freddo.
A parte che il costo è proibitivo (bisogna fare un mutuo) mi piacerebbe sapere invece l'effetto che subirebbe la sciolina scaldandola, facendola entrare nell'impronta e nelle famose microporosità di cui tanto abbiamo parlato e subito dopo, raffreddare bruscamente la soletta al fine di fare chiudere questi pori.

Un pò come quando ci facciamo la barba. Prima ci si bagna la faccia con l'acqua calda per aprire i pori e facilitare la rasatura e poi risciaquo con acqua fredda (o meglio dire tiepida).

Probabilmente la sciolina viene intrappolata in maniera migliore.
Di certo, dopo averlo fatto bere così non si rende conto dell minchiate che gli sto chiedendo, queste sarano le prossime domande che farò a Guido Chiarl della Maplus al prossimo incontro con lui


ahahah


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 14:37 
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Sai che per quanto riguarda i trattamenti in forno o similari sono sempre stato abbastanza scettico, in particolare quando si tira in ballo la sublimazione. Tuttavia visto che parli di autoclave mi viene in mente un'idea per la quale potrebbe essere utile al fine di incrementare la penetrazione nelle famigerate microcavita'. Considera di aver steso a caldo la sciolina sullo sci: la sciolina puo' o penetrare nella cavita' facendo uscire l'aria, oppure potrebbe tappare il buco della cavita' (abbastanza probabile vista l'elevata viscosita' della sciolina fusa) lasciando l'aria al suo interno. Un modo per far uscire l'aria e far penetrare la sciolina potrebbe essere quello di mantenere il tutto ad una temperatura vicina a quella di fusione della sciolina, in modo che sia fluida, e diminuire la pressione esterna. In questo modo l'aria nella cavita' tende ad uscire per effetto della differenza di pressione con l'esterno. Tornando poi a 1 atm, la pressione esterna non puo' far altro che "spingere" la sciolina all'interno della cavita'.

Per quanto riguarda le celle di Peltier, non e' vero che costano un patrimonio:
12V, 27W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 30x30x3,4mm --> 14 euro
12V, 51W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 40x40x3,8mm --> 19 euro
12V, 267W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 62x62x3,65mm --> 63 euro

Il raffreddamento istantaneo (in gergo tecnico detto quenching) potrebbe non avere effetto tanto nella penetrazione della sciolina (questo dipendera' solo dal riscaldamento) quanto piu' nella natura fisica della sciolina. Questo perche' il quenching (a diffrenza di un raffreddamento lento) non fornisce alle molecole il tempo sufficiente per riorganizzarsi e formare un eventuale fase cristallina, che quindi rimangono in uno stato cosiddetto amorfo (come il vetro). Siccome le proprieta' di interazione con l'ambiente esterno di un materiale dipendono dalla sua natura superficiale, avere un sistema ordinato (cristallino) o disordinato (amorfo) puo' comportare differenze.

L'ignoranza cederà il passo al fascino del mistero, che potrà essere amato fino alla follia.
Renato Lunelli


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 14:38 
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A mio avviso la realizzazione di una "similserpentina" sia essa a stato solido o liquido (magari utilizzando del glicole che vale sia per il caldo che per il freddo) potrebbe essere fattibile. Nella migliore delle ipotesi costerebbe meno delle Maplus.

Discorso diverso è per l'autoclave
In tal senso io propenderei per "lavorare" verso il vuoto e non in "iperbarico". Cioè infornando sotto vuoto un'asta su cui è appena stata colata della sciolina o meglio ancora realizzando una camera a bassa pressione a temperatura controllata (50° ca).

Lancio qui un'altra idea (in particolare a Davide)
Non è possibile studiare una sciolina che con un procedimento simile alla cataforesi si fissi in maniera forte alla soletta ?

ciaoozz

"E' l'unico italiano che nel SuperG riesce a tenere gli sci uniti. Larghi ma uniti" - Furio Focolari.
http://data.fis-ski.com/dynamic/athlete ... rid=188888


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:04 
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DavideV ha scritto:
Sai che per quanto riguarda i trattamenti in forno o similari sono sempre stato abbastanza scettico, in particolare quando si tira in ballo la sublimazione. Tuttavia visto che parli di autoclave mi viene in mente un'idea per la quale potrebbe essere utile al fine di incrementare la penetrazione nelle famigerate microcavita'. Considera di aver steso a caldo la sciolina sullo sci: la sciolina puo' o penetrare nella cavita' facendo uscire l'aria, oppure potrebbe tappare il buco della cavita' (abbastanza probabile vista l'elevata viscosita' della sciolina fusa) lasciando l'aria al suo interno. Un modo per far uscire l'aria e far penetrare la sciolina potrebbe essere quello di mantenere il tutto ad una temperatura vicina a quella di fusione della sciolina, in modo che sia fluida, e diminuire la pressione esterna. In questo modo l'aria nella cavita' tende ad uscire per effetto della differenza di pressione con l'esterno. Tornando poi a 1 atm, la pressione esterna non puo' far altro che "spingere" la sciolina all'interno della cavita'.

Per quanto riguarda le celle di Peltier, non e' vero che costano un patrimonio:
12V, 27W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 30x30x3,4mm --> 14 euro
12V, 51W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 40x40x3,8mm --> 19 euro
12V, 267W, differenza di temperatura tra i due lati 68 gradi C, 62x62x3,65mm --> 63 euro

Il raffreddamento istantaneo (in gergo tecnico detto quenching) potrebbe non avere effetto tanto nella penetrazione della sciolina (questo dipendera' solo dal riscaldamento) quanto piu' nella natura fisica della sciolina. Questo perche' il quenching (a diffrenza di un raffreddamento lento) non fornisce alle molecole il tempo sufficiente per riorganizzarsi e formare un eventuale fase cristallina, che quindi rimangono in uno stato cosiddetto amorfo (come il vetro). Siccome le proprieta' di interazione con l'ambiente esterno di un materiale dipendono dalla sua natura superficiale, avere un sistema ordinato (cristallino) o disordinato (amorfo) puo' comportare differenze.





Volevi dire sublimazione o saturazione?



P.S.
Dammi il link delle celle di Peltier ...


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:22 
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Gente... altro che porno...
con questi discorsi arriva l'FBI e vi blinda!!!

AH BOMBAROLIIIIIII

guntanamo, Guajira guantanamo
carina guantanaaaamo

[...] raccoglieranno dal suo regno tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. (Matteo 13)


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:29 
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No intendevo proprio la sublimazione in quanto se ben ricordi nelle precedenti discussioni era stata tirata in ballo la sublimazione delle scioline come fenomeno alla base dell'utilizzo dei forni.
In questo sito puoi trovare un po' di roba interessante:

http://www.futurashop.it/index.html

Le celle sono nella sezione componenti elettronici (chissa' perche'...).

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Renato Lunelli


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:40 
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Sublimazione: è il passaggio diretto dallo stato solido allo stato aeriforme, senza passare per lo stato liquido.


Si mi ricordo bene delle discussioni che avevamo fatto e anche del fatto che proprio io avevo cominciato a parlare di sublimazione confondendola con la saturazione...

Non mi pare che una sciolina possa passare dallo stato solido allo stato aeriforme...
Passa dallo stato solido allo stato liquido.
O sbaglio ?


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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:41 
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Brunoz ha scritto:
Lancio qui un'altra idea (in particolare a Davide)
Non è possibile studiare una sciolina che con un procedimento simile alla cataforesi si fissi in maniera forte alla soletta ?


Il problema principale e' che la cataforesi e' applicabile solo con superfici conduttive, quindi bisognerebbe trovare un nuovo principio fisico su cui basare l'eventuale tecnica.
Per avere una sciolina che si fissa alla soletta bisognerebbe trovare il modo di instaurare tra le componenti principali della sciolina e la soletta delle interazioni molecolari forti, come ad esempio legami covalenti, oppure legami fisici tra le macromolecole, un po' come l'aggrovigliamento di un piatto di spaghetti.
Il primo e' da escludere visto che le componenti di soletta e sciolina sono decisamente inerti dal punto di vista chimico, ovvero non presentano punti di reattivita' tali per cui una volta messi in contatto possano instaurare legami covalenti.
Il sedondo e' altrettanto improbabile a meno di fondere la soletta, ma in questo caso la sciolina che penetra andrebbe a modificare le caratteristiche fisiche del UHMWPE che lo rendono idoneo all'utilizzo per la costruzione di solette.

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MessaggioInviato: 17 giugno 2008, 15:43 
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Morfy ha scritto:
Sublimazione: è il passaggio diretto dallo stato solido allo stato aeriforme, senza passare per lo stato liquido.


Si mi ricordo bene delle discussioni che avevamo fatto e anche del fatto che proprio io avevo cominciato a parlare di sublimazione confondendola con la saturazione...

Non mi pare che una sciolina possa passare dallo stato solido allo stato aeriforme...
Passa dallo stato solido allo stato liquido.
O sbaglio ?



Alcuni composti fluorurati a basso peso molecolare possono dar origine a sublimazione, ma nel caso dei composti impiegati nelle scioline la ritengo improbabile.

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