Di cazzate ne ho fatte tante. E lunghetta lo so ma sforzatevi dai……..
Flavio era mio amico praticamente da sempre. Eravamo compagni inseparabili
all’asilo, alle elementari, alle medie, alle medie superiori, all’università, persino
il circolo del tennis, dove lui mi batteva regolarmente, da sempre.
Una vita passata insieme, legati più di due fratelli.
Sapevamo tutto di entrambi, non v’erano misteri, era un legame unico, invidiato da tutti gli altri nostri conoscenti.
Flavio era una persona splendida, era sempre il primo della classe senza farlo pesare, l’essere vicino a lui arricchiva culturalmente ogni persona.
Appena laureati, medici, andammo al lavorare presso un noto ospedale lui per veri meriti, io perché trascinato (compri uno paghi due).
Del resto tutta la mia vita era stata trascinata da lui, persino mia madre un giorno disse:
<Claudio se non ci fosse stato Flavio avresti fatto il lavoro di tuo padre, il ferroviere!>.
Anche con le donne Flavio era meglio di me, dall’adolescenza al matrimonio ne aveva avute molte, tutte belle, innamorate, lui né era affascinato, ma quando aveva momenti importanti, poteva rinunciare all’amore a tutto vantaggio della concentrazione sulla sua vita. Aveva idee molto chiare: laurea, praticantato, aiuto primario, primario, cattedra universitaria. Il resto, pur essendo una persona ricca di curiosità ed interessi, erano dettagli, ritagli di tempo.
Anche le donne rientravano nei dettagli, al contrario di me che ci dedicavo anima e cuore.
In pratica io conoscevo delle ragazze, le coltivavo, ma tutto si fermava ad un’amicizia superficiale e quando entrava Flavio in scena concludeva andando al sodo immediatamente, col “dettaglio” che entro breve doveva uscire di scena.
Già avete capito bene Claudio in bianco Flavio trombava e via!
Ho sempre avuto il dubbio che la mia facilità nell’avvicinare le ragazze era dovuta principalmente al fatto che loro mi ritenessero inoffensivo.
Sicuramente la colpa era unicamente mia: ero troppo timido e non riuscivo a passare dal blando corteggiamento, molto mimetizzato, all’azione.
I fatti sono fatti, Flavio trombava sempre, Claudio molto sporadicamente.
Qualche ragazza l’avevo avuta, ma erano sempre di due tipi: o scarti di Flavio, oppure erano ragazze che per riuscire ad andare con lui mi usavano come tramite.
Gli anni passavano ed una volta laureati Flavio decise di sposarsi con Clara una ragazza dolce, simpatica, aperta, in una parola solare. Clara era ragazza semplice, curata, l’esempio tipico di quelle ragazze che a prima vista non perdi la testa, ma che in seguito non puoi vivere senza di lei. Era bella molto bella, non di una bellezza vistosa o volgare, non esibita, ma quanto era bella.
Una esistenza felice la loro, lui sempre più in carriera, era già primario, lei felice mamma, sempre più bella anche se gli anni (45) ormai avanzavano inesorabili.
Potevo vederli dalla finestra di casa mia, m’ero scordato di dirvi che abitavamo nello stesso villaggio di villette a schiera, sempre felici contenti, appagati, mentre io ero solo, non avevo mai trovato una donna che mi volesse sposare, con la consapevolezza di non sentirmi appagato.
Qualche giorno fa Clara era in casa mia e le scappò il primo commento non lusinghiero nei confronti del marito:
<Vedi Flavio è sempre occupato, assente, avrei voglia di passare con lui del tempo, ma lui sfugge. Non è come te sempre disponibile> <Clara, Flavio ha delle responsabilità enormi, devi capirlo> risposi ancora una volta proteggendolo.
Questa sera devo andare a cena coi colleghi di lavoro, salgo in auto e mi fermo davanti a casa loro, mentre s’accingono a salire il mio sguardo si sofferma su Clara, quanto era bella, ed alla sua corta gonna che evidenziava le spledide gambe abbronzate.
Appena sale il suo profumo invade l’abitacolo. Del resto lei era sempre perfetta in tutto: acconciatura, trucco, vestiti, abbronzatrura leggera, anche fuori stagione, anche il profumo
doveva essere alla sua altezza.
ll ristorante è pieno quando arriviamo, Flavio viene subito segregato da tutti i colleghi che con affettata piaggeria s’inchinavano (metaforicamente) davanti al professore, già mi sono scordato di dirvi che la cena è in onore della cattedra universitaria.
Mi siedo di fronte alla coppia di amici, al mio fianco la dottoressa Salvi, una racchia presuntuosa, durante la cena continua a parlare della cistifellea tolta da un paziente in mattinata, due palle.
Tanto era presa nella descrizione usando il coltello per simulare il bisturi che fa cadere il cucchiaio a terra. Mi abbasso per raccoglierlo, ma stando seduto non lo raggiungo. Casualmente, lo giuro, l’occhio cade sulle bellissime gambe di Clara.
Mi alzo dalla sedia per raggiungere il cucchiaio, che era finito nei pressi dei piedi di Clara e lei allarga le gambe a tal punto da poter vedere le sue mutandine di pizzo bianco.
Prendo il cucchiaio quasi spaventato mi rialzo.
Immediatamente la guardo, lei è voltata verso il marito.
Lei dopo qualche secondo si volge verso di me sorridendomi.
Ieri quella frase che mi ha letteralmente preso di sorpresa, oggi questo.
Parte della serata la trascorro nello sfogliare la margherita vuole o non vuole, e sul come mi devo comportare nei confronti dell’amico marito.
Prendo forza e sfruttando le mie lunghe gambe le allungo verso Clara, la sfioro e lei mi guarda con occhi che mi sembrano accondiscendenti. Flavio mi sta guardando anche lui sorridendo, penso per la battuta di un nostro collega.
Mi tolgo la scarpa destra e comincio a strofinarla sulle gambe di lei, poi d’un tratto sono colto da una forte sensazione di vergogna e mi ritiro.
La serata finisce così col mio tentativo di non sentirmi imbarazzato con Clara che sembra completamente estranea a quanto è successo e con Flavio che è molto pensieroso mettendomi in angoscia del fatto che possa aver intuito.
Sono passati tre giorni da quella sera ed io ho evitato qualsiasi contatto con la coppia, anche sul lavoro mi sono fatto assegnare un turno differente a quello diFlavio.
Speravo in una sua telefonata di Clara che però non arrivava.
In compenso arriva la telefonata di Flavio che sta passando per portarmi alla solita partita di tennis.
La partita finisce con una mia sconfitta ancora più pesante del solito e Flavio nel rientrare negli spogliatoi mi domanda:
<Claudio sei giù di forma, mi sembra che tu abbia dei problemi, non vuoi aprirti al tuo amico Flavio?>
Che fosse bravo in tutto l’ho sempre saputo, ma che avesse doti veggenti non lo mai considerato.
<Cosa intendi?> dissi mentre eravamo nello spogliatoio prima della doccia.
Lui si alza si avvicina, mi mette una mano sulla spalla, abbassandosi leggermente verso di me e mi sussurra:
<Claudio ho molto apprezzato negl’anni la tua devozione, ti ho sempre considerato un vero, unico amico>.
Ormai ho la salivazione azzerata, ho la sensazione di perdere il mio amico, ho la sensazione che lui conosca la verità.
<Claudio né abbiamo passate tante insieme, ci conosciamo da una vita, certe cose avresti dovuto concordarle con me prima> disse.
Era chiaro Clara ha detto tutto a Flavio.
<Non capisco!> risposi poco convinto e lui guardandomi fisso negl’occhi: <Ho sempre ritenuto che la tua mancanza di donne era dipesa essenzialmente dalla tua goffaggine con l’altro sesso, mai avrei immaginato del tuo stato, ci saremmo tolti un sacco di problemi>
<Problemi?> ribatto inebetito.
<Cavolo Claudio svegliati, il tuo giochino dell’altra sera l’ho gradito molto>.
<Svegliarmi, giochino, gradito, ma che minchia stai dicendo Flavio?>
Dico alzando la voce e svincoladomi dalle sue mani nell’atto di alzarmi.
<Claudio sono ormai tre anni che non ho più rapporti con Clara, sono diventato un omosessuale >
Sono sbigottito, ho gli occhi sbarrati, respiro affannosamente, ma cosa cavoloo mi sta dicendo questo fesso, dovrei andarci a letto?
Che schifo!
<Claudio, ma come hai intuito le mie tendenze, mi sembrava d’esser stato molto discreto nei comportamenti?> e dicendo ciò Flavio fa cadere l’accappatoio rimanendo nudo d’inanzi a me.
<Ma che casso hai capito froscio che non sei altro .........Flavio vafffffffanculo!!!!>.
Esco sconvolto dallo spogliatoio sbattendo la porta e mezzo nudo m’infilo nella Sua auto allontanandomi.
Pensandoci bene era chiaro: Clara aveva aperto le gambe perché, intuendo qualche cosa col marito, aveva voluto mettermi alla prova, voleva sapere se l’amichetto di Flavio ero io, ed io, come un novello pirla, avevo fatto il piedino a lui al posto che a lei.
Che figura di melllda, tutti e tre.
Dun tratto dal finestrino si protende una mano verso l’abitacolo e picchiettandomi decisa sulla spalla mi dice:
<Roberto svegliati sono le sette eè ora di alzarti, è tardi>
Roberto?
Ah si mi chiamo Roberto ho sognato, insomma un incubo!
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