ciao a tutti. da tanto tempo non scrivo più, lo so, ma ci sono ancora. le mie avventure alpinistiche ormai han preso il soppravvento sullo sci e mi dedico quasi esclusivamente a quelle. per questo e per altri motivi non ho più postato.
quando però si realizza un sogno, una piccola impresa personale è bello condividerla con tutti gli amici ed anche se qui in questa sezione, giustamente, le consultazioni sono poche, mi fa piacere raccontarla anche a voi...
buona lettura a tutti gli appassionati
Solo ora, sdraiato sul divano dopo una lunghissima e bollente doccia, guardando il pesante zaino buttato lì in un angolo della stanza ancora pieno di tutto il materiale bagnato, riesco a realizzare quello che abbiamo fatto nelle scorse ore. Certe emozioni non si riescono a metabolizzare subito, a caldo. Anche perché di caldo in questi giorni non c'é stato proprio niente.
Ma andiamo con ordine.
Inizialmente si pensava di andare a chiudere un conto in sospeso con la nord del Gran Zebrù ma le notizie sulle pessime condizioni mi fanno scattare subito l'idea che da tempo mi frullava per la testa: andare a mettere il naso sulla Nord dell'Adamello e guardare da vicino 'Hello woman of my dream'.
Un sogno, proprio come dice il nome stesso della via. Una salita che ambisci, che prepari, per la quale ti alleni ma che non sai mai se sei davvero pronto ad affrontare...
Una fantastica linea di misto oltretutto sulla montagna di casa per eccellenza.
Lancio la proposta al socio che da bravo pugile incassa e risponde deciso...si va!
Informazioni su questa via se ne trovano un gran poche. L'ambiente è selvaggio e severo oltre che poco frequentato. Non esiste una relazione e non avrebbe neanche senso per un itinerario del genere. Ed avere news sulle condizioni è praticamente impossibile.
Si deve andare a vedere e basta...e così sia...
La partenza è fissata per venerdì mattina in modo da arrivare presto al rifugio ed avere il tempo per fare un sopralluogo.
Si arriva con l'auto fino a malga Caldea. Già questa è una piacevole sorpresa ed i nostri piedi ringraziano. L'avvicinamento al Garibaldi è lungo ma tutto sommato agevole su neve quasi sempre portante tanto che le ciaspole restano attaccate allo zaino. Quelle maledette quando te le porti non servono e quando servono non te le porti.
Marco nel tunnel che dalla prima diga porta alla terza
la valle d'Avio con ciò che resta delle sue cascate...sullo sfondo la nostra meta fa capolino...
In zona, come previsto, non c'è nessuno e non vi sono tracce lungo tutto il percorso se non qualche serpentina di sci. Arriviamo al rifugio in circa 4 ore.
Ci sistemiamo nel piccolo e umido locale invernale. Guardando col binocolo le vie sembrano in buone condizioni.
Si riescono ad individuare nettamente tutte le linee di salita.
La parete
HELLO WOMAN OF MY DREAMS 700m V/5, M5+
Ci portiamo verso la parete e studiamo il percorso migliore per arrivare all'attacco segnando un paio di punti importanti con alcuni paletti rossi trovati vicino alla diga. Ci saranno di grosso aiuto...
Torniamo al rifugio circondati dal silenzio assordante del luogo. Iniziamo a sciogliere neve. Facciamo una abbondante cena e beviamo tantissimo.
La partenza sarà poco dopo le 3 del mattino seguente. Vogliamo avere margine non sapendo quello che troveremo.
Preparativi
La traccia studiata il giorno prima si rivela azzeccata e la neve è portante per gran parte dell'avvicinamento. Solo giunti ai piedi della parete fatichiamo un po' per arrivare all'attacco della nostra via perché spesso si sfonda.
Alla fine siamo lì in circa 3 ore...Fa freddo...un freddo becco...superare la crepaccia terminale molto aperta e con neve molle ci impegna non poco...ma passiamo...ora siamo davvero in ballo...
La prima parte di via è una lunga pala con neve che alterna tratti buoni a tratti meno buoni. Si sfonda spesso e non si riesce a progredire velocissimi. Saliamo in conserva. L'ambiente è mozzafiato.
Soli sperduti in questa parete sembriamo due puntini insignificanti. Nessun rumore intorno. Ed ora il cielo è blu, che più blu non si può...
Proseguiamo bene e con un buon ritmo per quanto la neve ce lo consenta. Nella seconda metà della pala troviamo anche del ghiaccio e questo mi lascia ben sperare per la parte successiva. Arriviamo infatti dove inizia la splendida, logica ed elegante linea che tra goulotte, canalini, fessure e risalti porta fino in vetta all'Adamello. Fantastico, da brivido, da sogno. Una arrampicata meravigliosa.
Le condizioni? Beh, la via ci ha regalato attimi di alpinismo davvero emozionante alternando tratti di ghiaccio strepitoso e neve dura da favola ad altri con neve polverosa per nulla trasformata che mi obbligava a pulire continuamente per cercare la roccia sottostante. Questo ovviamente ha rallentato non poco la salita perchè in alcuni punti si doveva togliere una gran quantità di neve per poter proseguire.
Nel complesso comunque una salita da urlo con tratti di misto mozzafiato, tratti di ghiaccio da cascata, tratti di gouolotte strette, tratti aerei ed esposti, tratti di neve goduriosa. Tratti con passaggi delicati, risalti, strapiombini, fessure con incastri di picca, placche...Insomma, un viaggio indescrivibile. Abbiamo scalato con temperature bassissime, un freddo che davvero non ricordavo il tempo di patire tanto che i guanti si incollavano ovunque e Marco ha rotto i suoi perché due dita sono rimaste attaccate al manico della picca! In quota poi c'era molto vento e spesso, nella parte centrale della salita, dall'alto ci investivano vere e proprie cascate di polvere sottile e fastidiosa che ci lavava letteralmente e si infilava dappertutto.
Marco arriva in sosta pieno di neve...
Risaltino delicato dopo aver pulito via tutta la neve
Marco parte per uno splendido tiro di ghiaccio
praticamente una cascata in piena parete
io dalla sosta osservo compiaciuto
perchè poi tocca a me arrivare...
...e ripartire...
panorama
dopo una sessantina di metri scalati in conserva faccio sosta ai piedi della strepitosa ed imponente parte alta della via...senza parole...che ambiente...
riparto in una splendida e stretta goulotte di neve e ghiaccio
che poi diventa misto....
e finisce in roccia...
fantastico...questa parte dsi scalata è molto aerea e spettacolare...
la vetta si avvicina...ultimo tiro con uscita strapiombino roccioso...
la cornice che sovrasta la cima è ormai ad un passo...la tocco quasi con un dito...ma faccio sosta...è giusto che questo momento lo possiamo condividere più intensamente...
Che faccio? Vado?
senza respiro...il cuore batte a mille...
fuori!!!!!!!!!!!
vetta...
questi sono attimi indescrivibili...recupero Marco, ci abbracciamo commossi, suoniamo la campana...mi vengono ancora i brividi...
Nel complesso per la sola via, avvicinamento escluso, abbiamo impiegato circa 8 ore considerando che per fare i primi 60 metri che ci han fatto oltrepassare la terminale ci avremo messo quasi 1 ora...
Una via alpinistica davvero severa dove non si trova nulla se non un chiodo nella parte alta (ora anche un microfriend che il prode Marco purtroppo non è riuscito a recuperare), dove si devono attrezzare tutte le soste e tutte (nel nostro caso) su roccia. Utilizzato tantissimo i chiodi, serie di dadi e serie di friend (noi raddoppiato verde e grigio Camalot e portato misure fino al rosso. Forse il giallo in un paio di punti non avrebbe fatto schifo ma ne abbiamo fatto tranquillamente a meno). Viti da ghiaccio usate con moderazione, utili viti corte.
Nella parte centrale abbiamo fatto un po' di metri in conserva in tratti con neve dura e ghiaccio ottimo utilizzando tibloc all'occorrenza.
In definitiva siamo arrivati in vetta alle 16 o poco di più quindi dal rifugio un po' più di 12 ore. Considerando che ora fa buio verso le 21 consideravamo di avere tutto il tempo necessario per un rientro agevole...invece...
Fatte le foto di rito ci prepariamo a scendere. Il sole splende alto e solo qualche nuvola che passa veloce ci rovina il panorama. Ci abbassiamo sul pian di neve in un batter d'occhio ed iniziamo a risalire verso il passo degli inglesi. Qui all'improvviso tutto cambia. Le nuvole si fanno improvvisamente più intense e si abbassano.
Di colpo ci troviamo immersi nella nebbia...la visibilità da totale diventa quasi nulla...trovare il passo degli inglesi diventa quindi più difficoltoso del previsto.
Una volta arrivati individuiamo la prima delle doppie attrezzate che dovrebbero portarci sul ghiacciaio del Venerocolo. Quando iniziamo ad attrezzare la prima doppia si alza un vento gelido ed inizia a nevicare. O meglio, non è neve ma pioggia gelata. L'aria fischia e si infila ovunque, facciamo fatica a parlarci e a capirci e facciamo fatica a vederci perchè oltre alla nebbia sempre più fitta c'è pure il nevischio che il vento ci butta negli occhi. Gli zaini e tutto il resto si coprono presto di una coltre ghiacciata. Si gela. Bisogna scendere.
A fatica riusciamo a trovare 3 doppie. Dovrebbero essere 5 ma probabilmente alcune son coperte dalla neve. Ci si cala infatti lungo una parete di neve dove ogni tanto spuntano o dovrebbero spuntare delle grosse rocce con sosta a spit ed anello di calata. Ma tra vento, nebbia, neve ecc alcune rocce non si individuano facilmente e la terza doppia non so ancora come ho fatto a vedere il cordino bianco (!) della sosta che sbucava dal manto nevoso...
con la terza doppia arriviamo giusto giusto appena sotto la grossa crepaccia terminale aperta. Da qui in poi.................nervi saldi e tanta pazienza....
Armati di bussola, cartina ed altimetro iniziamo a dirigerci nella direzione che dovrebbe portare verso il rifugio in una situazione sempre più critica col buio che avanza e la nebbia che si infittisce. Inoltre continua a nevischiare. Bianco davanti, dietro, a destra, a sinistra, sotto e sopra...
Senza alcun punto di riferimento è davvero difficile. Vaghiamo cercando di orientarci con la cartina ma diventa quasi inutile se non sappiamo dove siamo. Quindi ci affidiamo di più a bussola ed altimetro. Vaghiamo per un sacco di tempo. Non ci vediamo l'uno con l'altro. Ma non ci perdiamo d'animo. E dopo tanto girare a vuoto finalmente ecco una chiusa e poco distante spunta uno dei paletti rossi messi il giorno prima. E' fatta.
Siamo contenti quasi come qualche ora prima al nostro arrivo in vetta. più che altro per la prospettiva di dormire nel sacco a pelo piuttosto che all'addiaccio come ormai eravamo convinti di dover fare...
Eravamo stati bravi ad arrivare nelle vicinanze, poi probabilmente stavamo girando lì intorno da 2 ore...
ci voleva anche un po' di culo ma credo fosse meritato a quel punto.
arriviamo al bivacco e ci sono 3 ragazzi...sono ormai le 23 passate!!! ci dicono che erano in pensiero, che ci aspettavano, che avevano avvertito il soccorso alpino perchè preoccupati dal fatto di aver trovato la nostra roba e i nostri sacchi a pelo e di aver ricevuto poco prima una telefonata che chiedeva nostre notizie...
Avvisiamo quindi il 118 che non c'è nessun disperso, che siamo rientrati e che stiamo bene. Riusciamo ad avvisare e tranquillizzare anche a casa e poi ci buttiamo nel sacco a pelo per un meritato riposo.
Il mattino seguente ci alziamo presto...
sguardi assonnati
Due giorni completamente soli nella valle, soli al rifugio, soli in via, soli in cima, soli in discesa...nessuno in giro, nessuno sul pian di neve, nessuno a presidiare la diga al rifugio. Nessuna info sulla via, sulle condizioni. L'incertezza su cosa avremmo trovato. Nessun segno di passaggi di altre cordate, traccia di avvicinamento da scegliere e valutare, crepaccia da scegliere dove passare, soste da costruire, cornice da superare, discesa avvolti da nebbia e neve.....
insomma, un'avventura alpinistica completa, entusiasmante e severa.
Un grazie ed i miei più sinceri complimenti al fedele compagno di cordata Marco per avermi seguito con entusiasmo in questo viaggio...la sua prima volta in Adamello e per giunta dalla porta principale. Bravo!
Cosa guardi??
Ah, ho capito...
ora dobbiamo rientrare...
Alla prossima
Daniele