Un estratto da k2.planetmountain (http://k2.planetmountain.com/page.lasso?cl=8&l=1&lvl1=11&lvl2=200&sez=1)
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Un incontro voluto dal caso. Kammerlander e Lafaille condividono il permesso di salita insieme a Peter Guggemos e un altro francese. Ognuno ha i propri obiettivi. Hans scendere con gli sci dalla cima lungo la Cesen, la via sulla parete sud a sinistra dello Sperone Abruzzi. Lafaille vuole tracciare, sempre sulla sud, una nuova via in solitaria. Guggemos e il francese salire la vetta."
"Sulla Cesen sono salito da solo fino a 7200. E vista quanta neve c'era, tra i 7000m e la Spalla, ho pensato subito: anche quest'anno resto senza cima! Ma tornare una quarta volta era troppo, tre dovevano bastare!" Poi, la proposta di Lafaille: "Corriamo assieme, altrimenti con queste condizioni siamo senza chance".
E' una valanga paurosa quella che accoglie la loro partenza dal CB. E' il 20 luglio. Un seracco, crollato sopra il Collo di bottiglia, spazza tutta la via. E' Lafaille che aveva proposto di partire a quell'ora. "Una vera fortuna! Sono ancora impressionato. Sembrava che nevicasse. La Cesen non era più la stessa. Mille dubbi affiorano: "L'acclimatazione incompleta. La via stravolta. La discesa con gli sci in forse. E se poi a 7800 metri c'è la stessa neve impossibile dell'anno scorso?" La motivazione era scesa, e di molto.
Non si poteva però perdere il bel tempo annunciato dal meteo. Il deposito a 5300m era scomparso. Così recuperato al CB il materiale che serviva, dopo 4 ore, attaccano. Dormono al C2. Il 21 sono sulla Spalla e installano il C3 a circa 7900m. Qui la Cesen si unisce alla via dello Sperone degli Abruzzi. "Siamo arrivati molto stanchi. Salivamo slegati. C'era qualche pezzo di corda fissa messa dai coreani nel 1999. E c'era tanta neve fra i 7000m e i 7900m, neve pericolosa, inconsistente, si 'nuotava'…
La Cesen "E' una bella via. Veloce. Si arrampica. A tratti sembra la Nord del Cervino ma assomiglia anche alla nord dell'Eiger. Ci sono pendii a 60°. Fino a 6000m è una tipica scalata di ghiaccio, molto pericolosa per le scariche di sassi. A 6500m c'è un'area di misto abbastanza complicata. Dei tratti rocciosi interrotti da pendii di neve che possono scaricare piccole valanghe e slavine. Passare dalla roccia alla neve era molto pericoloso. Bisognava stare molto attenti. Non si capiva bene la consistenza della neve sopra le lastre di roccia."
Il 22 luglio arriva la vetta. Superano senza difficoltà il Collo di bottiglia: "Non era difficile. Però è un punto sempre pericoloso sovrastato com'è dai seracchi". Lì incontrano 2 alpinisti coreani, 2 spagnoli e 2 sherpa. I coreani usano l'ossigeno: "Il passo era scandito dal rumore dei respiratori. Un respiro che non è il tuo. Il tuo, senza bombole, somiglia più a quello di un pesce fuor d'acqua. Nonostante tutto li superiamo. Ma rimane il miraggio nel deserto: c'è l'acqua ma non puoi berla". Avanzano lentamente, la neve è alta, inconsistente. Alle 14,30 la cima.
E' tempo di scendere con gli sci. "In vetta siamo rimasti 15 minuti. Ero sicuro di fare la discesa. Di arrivare, in 5 - 6 ore, al Campo Base. Ho cominciato, c'era ancora il sole. Ma dopo 150 m si è coperto di nuvole e non si distingueva più niente. Subito ho fatto degli errori. Niente da fare! Avevo portato in spalla gli sci. Avevo scarponi più rigidi più pesanti, e questo mi aveva reso più difficile la salita. Tutto inutile: mi sono fermato a 400 metri dalla cima." Finisce lì. Il 24 fanno ritorno al Campo Base. Alle spalle una salita veloce (il massimo per quelle condizioni). Senza ossigeno, senza portatori in quota e con la parete integra, ripulita dai campi.
L'obbiettivo era la prima discesa con gli sci dal K2. Non è andata. Ma Kammerlander continuerà su questa strada. E' sempre stato uno sciatore, lo era prima ancora di essere un alpinista. "Unire le due cose per me è il massimo". Sugli 8000 la sua etica è chiara: "Si devono portare gli sci in spalla fino in cima, senza far uso di ossigeno e portatori. Si devono sfruttare al massimo i tratti sciabili, che non vuol dire per forza tenere gli sci anche sui tratti di roccia. Senza acqua, non si nuota. Sul Collo di Bottiglia, ad esempio, li avrei tolti perché era un tratto di roccia. Come me li sono tolti nel 1996 sulla nord dell'Everest nei tratti dove non c'era neve, l'ho sempre detto."
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era un'impresa al limite dell'impossibile, se esiste s'intende - riposa in pace Michel.