Orso sono d’accordo con te ma ci tengo a fare una precisazione per chiarire come la penso io.
Intanto bisogna tenere distinte le prove fatte dalle testate specialistiche dalle prove fatte da noi.
Le prime hanno il vantaggio di avvalersi di esperti qualificati, di location ad hoc, piste preparate, condizioni stabili e quanto più omogenee ecc mentre le nostre condizioni di prova possono variare per una serie infinita di variabili tra cui ci metto pure con giusta ragione i peperoni mangiati la sera prima o i Bombardini bevuti durante…
Su tutto poi, logicamente, ci stanno le superprove , i test e lo sviluppo che le case costruttrici fanno a monte.
E qui devo fare una digressione per dire che non sono d’accordo sul fatto della presupposta “giustezza” per definizione della scelta di una azienda rispetto alla produzione di uno sci perché tutti sbagliamo, aziende comprese e in tutti i settori, altrimenti non si spiegherebbero la produzione dell’Arna da parte dell’Alfa e l’acquisto di Ronaldo da parte del Milan.
Quindi che le aziende tirino una crepa è possibile, che lo facciano poi in buona fede perché credono in un progetto sbagliato o che l’errore derivi dalla disperata ricerca di abbattere i costi modificando la qualità o la sede produttiva sono variabili che vanno al di là di quello che mi interessa chiarire ora.
Tornando alle prove, dicevo, delle due tipologie, la prima presenta l’indubbio vantaggio della qualità - certificata - degli esecutori e delle condizioni, di contro c’è il costante pericolo che la spada di Damocle pubblicitaria stia sospesa sulla testa dei redattori degli articoli e che, eufemisticamente, ne influenzi le opinioni. E’ un problema diffuso a tutte le testate che si occupano di test e prove materiali, dal settore automobilistico, alle biciclette passando per gli ami e le canne da pesca, per cui finché le riviste camperanno di pubblicità nessuna prova sarà veramente, completamente obbiettiva.
Pero’ come guida-catalogo sono utili e intanto servono almeno a creare “macro distinzioni” che ci possono guidare ad una scelta un po’ più informata. (e poi ci danno argomenti per spettegolare un po’).
Le nostre di prove invece non hanno sicuramente nessuna, Dani incluso ed in primis a mio parere, sudditanza di tipo economico sposoriale, (affettiva magari si semmai ma questo è un altro discorso), ma patiscono appunto della clamorosa difformità nelle qualità umane/tecniche di chi fa le prove e delle variabili ambientali.
Questo pero’ che potrebbe sembrare un limite alla fine si dimostra essere un vantaggio, proprio la variabilità e la variegatezza di sciatori e condizioni in cui più o meno tutti gli sci vengon provati porta a costruire nel lungo periodo una enciclopedia umana e tecnica impagabile.
A questo devi aggiungere che noi piano piano sappiamo chi siamo e come sciamo e possiamo leggere dietro ad una prova lo sciatore che l’ha fatta ed equalizzare le sue sensazioni rispetto a come siamo noi e a quello che cerchiamo da uno sci.
Per ultimo vorrei definire il concetto di oggettivo e soggettivo, che ultimamente in molti campi si sta facendo labile. Non è vero che tutto è soggettivo e che alla fine se va bene per me vuole dire che è giusto e punto.
No, questo è un concetto sbagliato dove si applica per estensione il libero arbitrio senza tener conto che nella vita, nelle cose materiali ed immateriali che produce l’uomo ci sono delle regole, regole che vanno conosciute per esser capite e fruite.
Nulla capita per caso, il “mi piace” o “non mi piace” sono la parte fenomenica ma sottintendono la conoscenza di una gabbia formale, di una grammatica e di una serie di regole che stanno dentro e dietro alla “cosa” che sto analizzando.
Questo vale per gli sci, per le automobili e le biciclette e le scarpe da running e pure per il cinema, la poesia l’arte moderna, insomma per tutte le risultanti dell’ingegno umano. (azz…)
Il merito quindi esiste e non ci si puo’ limitare alla sola esperienza soggettiva SE NON DEBITAMENTE Supportata da adeguata CONOSCENZA della grammatica di base che è l’impalcatura dell’ambito in cui sto svolgendo la prova.
Insomma ci sono cose OGGETTIVAMENTE GIUSTE ed altre OGGETTIVAMENTE SBAGLIATE (allungare gli SL o accorciare i GS ad esempio… (vero Chip))
Altrimenti, come dice Baudo, apriamo la porta alla mediocrità, dove tutto va bene pero’ non va bene niente e per farmi capire da tutti abbasso il livello dei contenuti e in un batter d’occhio ci ritroviamo in un mondo di m…
Con cio’ voglio dire, che non è obbligatorio esser Giorgio Rocca per testare uno Slalom pero’ bisogna imparare ad entrare in sintonia con l’attrezzo che stiamo provando, analizzarlo cercando di “pulire” cioè che sentiamo rispetto a cio’ che dovrebbe fare, e dare struttura alla prova contestualizzandola nelle condizioni ambientali e personali.
Ci sono sci che sono giusti e sci che sono sbagliati - a prescindere, poi ci sono sci giusti e/o sbagliati quel particolare giorno (neve dura o morbida…) e sci giusti e/o sbagliati per me, ma incredibilmente buoni per gli altri - il GS 12 ad esempio è un grande sci, teso, dritto, preciso, (forse esageratamente metallico oramai…) ma ai miei piedi è un disastro, roba da supplicarmi di scendere, pero’ io mi equalizzo, faccio finta di essere quello che non sono, mi sforzo di fare quello che lui vuole (e che si dovrebbe fare) e sento cose incredibili, per cui dico che è veramente un gran sci - pero’ non per me.
Che sono leggero (in tutti i sensi), entro bene ma chiudo poco eccetera eccetera..
Ma se devo formalizzare una prova e dirvi che sci è non vi dico che è una trave e che è una sci che sbatte e che la spatola sul duro vibra eccetera perché quello sono io non lo sci, oppure ve lo dico ma in modo tale che chi è come me sappia che potrebbe essere meglio guardare altrove (ELAN GSX (provati) oppure HEAD i SPEED (ancora no purtroppo…).
Insomma, largo alle nostre prove e mettiamoci impegno.
Io non vedo l’ora di leggervi dopo Passo Monte Croce…
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