alla fine da due foto che dovevo postare ho poi scritto un romanzo
Che ci volete fare è l'età... Ma ne ho approfittato per ripassare quello che sapevo e ri-studiare quello che mi ero dimenticato.
Se ho esagerato mandatemi a quel paese
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Introduzione...
...e si le doppie sono bastarde... all'ultima uscita su roccia del mio corso base alpinismo 2006/7, in val Maira (Rocca Castello) successe di tutto: prima acqua a catinelle e poi incastri, attorcigliamenti etc. Sotto l’acqua la quarzite diventa sapone e con le scarpette da arrampicata è una goduria, soprattutto andare a liberare le doppie incastrate; la discesa lì si effettua con 4 doppie di cui la seconda critica in un diedro e ovviamente la corda si incastrò più volte (eravamo una trentina); non vi dico le imprecazioni degli istruttori…
Inoltre le corde fradice non scorrono manco morte e se poi, per lo stress, si carica troppo il machard con troppi giri per la strizza
la frittata è fatta e si rimane facilmente bloccati, soprattutto se la doppia è nel vuoto (la quarta, 40 m) e non si può scaricare peso sulla parete.
Ricordo tra il serio e il divertito un poveraccio che rimase 20 minuti bloccato a 30 m da terra come un gonzo finchè non fu aiutato dagli istruttori a scendere: ovviamente era mezzo morto, l'imbrago non è certo comodo e dopo un poco stritola da bestie
Comunque sia:
Breviario della discesa in doppia
Disclaimer: se volete imparare la tecnica delle doppie ci sono molti altre cose da imparare prima (materiali, nodi, catena di sicurezza, soste, progressione in cordata etc); per cui nel caso rivolgetevi ad una guida alpina o istruttore CAI o fatevi un bel corso di alpinismo: qui ne parliamo solo per cultura generale e divertimento. Un sito dove c'è una marea di ottimo materiale didattico è quello della scuola Silvio Saglio del CAI SEM che produce dispense splendide:
http://www.caisem.org/4s-didattica.htm da cui ho anche tratto le immagini che seguono (grazie!).
Parte 1: La calata
La doppia si conduce generalmente da un apposito ancoraggio detto calata, che consiste in un insieme di sostegni solidamente connessi con la roccia e costituiti da catene, chiodi, spit (tasselli nella roccia), fettucce o cordini intorno ad un masso o spuntone, albero etc. In genere la calata è dotata di un anello di maglia d’acciaio detto maillon dove si inserisce la corda per la calata stessa, oppure, nel caso di cordoni o fettucce si fa passare all'interno degli stessi.
Nelle vie attrezzate in genere le calate sono predisposte lungo la via di salita (se possibile) o lungo percorsi alternativi caratterizzati da semplicità di morfologia della parete o aventi altre caratteristiche di sicurezza e affidabilità.
Nel caso di terreno d'avventura o in emergenza si devono individuare luoghi adatti per attrezzare una sosta affidabile su spuntoni o quant'altro o piantando chiodi e si dovrà sacrificare del materiale (fettucce, cordini, anelli d'acciaio, chiodi). E' meglio non affidarsi al caso pena la pellaccia per cui controllare SEMPRE lo stato degli ancoraggi e se dubbiosi integrarli con la propria attrezzatura.
Parte 2: La corda
Ci vuole una corda pari a più del doppio della discesa o due corde lunghe ciascuna più della discesa (doppia di 30mt, basta una sola corda da 70m, doppie più lunghe o con giri strani in parete usare due corde da 60 o 70 m). Ovvio ma non sempre ci si pensa.
Si usano normalmente 'mezze' corde che hanno valori di tenuta inferiori a quelli delle corde ‘intere’ ma diametri e pesi inferiori- e si usano sempre a coppia. Sono le classiche corde da montagna per cordate da due o tre persone. In falesia (free climbing) su monotiri o piccole vie si può usare un’unica corda ‘intera’ ma di diametro maggiore (9,5-11 mm).
Fare sempre un nodo ai capi finali delle corde (quelli che vanno giù…) per evitare che si sfilino dal freno
se si è fatto un errore di valutazione sulla lunghezza della doppia.
La corda singola si infila nell'ancoraggio, ovviamente la si passa fino alla metà; la si raccoglie con ordine a coppia e poi la si lancia giù nel modo più pulito possibile compatibilmente con le caratteristiche della parete.
Se si usano due corde si giuntano con un semplice nodo galleggiante e si opera come prima, tenendo conto del colore della corda con il nodo fuori dall'ancoraggio (tirando l'altra il nodo si potrebbe incastrare nell'anello della sosta ovviamente).
Il nodo è il seguente:
Parte 3: La longe
Prima di salire (di solito) si è preparata la longe di calata con una fettuccia chiusa ad anello che si compra già cucita e che si fissa all'imbrago, facendola passare nei due anelli che si trovano uno in vita e l'altro sulla giunzione dei cosciali, come da disegno, con un nodo detto bulino (è quello attaccato all'imbrago in basso- fate conto di guardare la vostra imbragatura fissata alla vostra vita). Si fanno poi due asole: la prima in alto ha lo scopo, una volta giunti in sosta o all'ancoraggio di assicurarvi alla stessa con un moschettone a ghiera con vite da chiudere
sempre, aperto ha una tenuta molto inferiore e si può aprire se compresso dalla roccia o chissà cos'altro; sulla seconda asola si aggancia la piastrina con un altro moschettone a ghiera: è il freno che vi farà scendere lentamente. Volendo esistono longe già fatte con asole già cucite, ma è meglio imparare a farsela.
ecco la longe:
Parte 4: Il Machard
Si sarà precedentemente preparato un moschettone a ghiera (in genere se ne usa uno dedicato) con un cordino (meglio se in kevlar) chiuso ad anello da un nodo inglese:
Tale cordino si usa per costruire un nodo autobloccante molto semplice detto Machard: ha la proprietà di bloccare sulla corda se tensionato ma di scorrere se schiacciato stretto nel palmo della mano, eccolo:
Il moschettone si aggancia all’anello di servizio dell’imbragatura (è l’anello di tessuto che passa nei due anelli descritti in precedenza); nel nostro caso il nodo sarà costruito su entrambe le corde; appena fatto sarà lasco perchè non tensionato, visto che il peso delle corde è sostenuto dall'ancoraggio, ma se noi lo faremo scorrere sulle corde più in basso in maniera che sia lui a sostenere i chili di corda (almeno 7-8 per due mezze corde) che abbiamo buttato giù vedrete che, se ben eseguito, farà il suo dovere e bloccherà e noi sentiremo il peso delle corde gravare sull'imbrago.
Parte 5: Il freno
Siamo a buon punto: ora mettiamo il freno, cioè nel mio caso la piastrina gi-gi o un secchiello il risultato è lo stesso. Si fa una piccola asola in entrambe le corde e la si posiziona nelle feritoie della piastrina o secchiello; si bloccano poi le asole di corda con un moschettone piatto a ghiera (ben chiuso).
Okkio il tutto SOPRA il machard ( si può fare il contrario ma è facile che se il machard si ammucchia sulla piastrina quest'ultima lo faccia aprire e questo non freni...meglio evitare
).
Il freno lavora creando sulla corda le anse che vedete e dove, per effetto del peso e del cambio di direzione e verso delle forze, la corda si schiaccia sull'attrezzo producendo un forte attrito che, ovviamente frena. Anche il moschettone, oltre a fare sicurezza, contribuisce a frenare.
Nota: la piastrina o il secchiello non sono bloccanti ma solo freni; il blocco lo fa il machard; se non lo mettete non si riesce a controllare la velocità…
Ecco come si fa con il secchiello, è quello in alto verde(si vede qui bene la longe con le sue parti e tutto l'apparato compreso l'anello di servizio blu):
particolare del solo freno con piastrina che, come detto, è agganciata all'asola centrale della longe con un moschettone a ghiera che va nel foro in basso della stessa:
Parte 6: La discesa!
È il momento critico e si deve controllare che tutto sia a posto per cui… o siete i più esperti della cordata (e siete soli perchè ultimi
e vi arrangiate) oppure c'è un compagno più esperto che controllerà l'attrezzaggio.
Se è tutto OK si può andare: si tensiona il freno facendolo scorrere verso l’ancoraggio, quindi scaricando il nostro peso sulla sosta, ci si sgancia dalla stessa con il moschettone sull'asola alta della longe che prima ci teneva in sicurezza e che si posiziona o sull'imbrago o sulla piastrina dove non dà fastidio.
Ora siamo agganciati solo alla corda doppia e possiamo iniziare a muoverci all’indietro, finchè i piedi sono puntati sul bordo della sosta e la schiena è sul vuoto, in posizione di partenza, che si configura con il sedere leggermente all'indietro (ma non seduti!) e le gambe tese ma non rigide verso la parete.
Posizionare il posteriore nel vuoto
è sempre un momento 'critico' ma basta cominciare a scendere ed inizia la parte divertente.
Si comincia a schiacciare con la mano il machard (il nodo sotto il freno) e, modulando la pressione diminuiremo il bloccaggio e controlleremo la velocità: il nostro peso ci porterà in basso, e si comincerà a scendere con leggerezza senza salti alla rambo, 'camminando' sulla parete per non sollecitare la sosta. Per fermarsi, basta lasciare il machard, il nodo blocca, e ci fermiamo.
Mentre si scende si tengono le corde sotto di noi in genere da una parte del corpo con la mano libera e si guarda in basso per vedere dove si va a parare... ci può essere la necessità di deviare per evitare ostacoli (alberi, tetti, buchi).
doppia spigolo Rocca di Perti (Finale, mia foto)
Arrivati a terra (o alla sosta della doppia successiva) ci si mette subito in sicurezza con il moschettone dell'asola alta della longe assicurandosi alla sosta. Fatto questo si liberano le corde dalla piastrina e dal machard e si urla un 'libera!!!' per avvertire il compagno (se può sentirci) che la doppia è libera e può calarsi. Se no ci sente, bisogna mettersi d'accordo prima su un convenzionale (serie di strattoni delle corde per esempio) per segnalare che siamo liberi.
Nota: se chi scende s'incasina e ha problemi chi sta sotto tendendo le corde con decisione dal basso lo può bloccare.
E’ un processo che sembra complicato ma non lo è all'atto pratico; basta fare le cose con ordine e giudizio e controllare anche con il socio di cordata che tutto sia in regola prima di scendere. Chiaro che esercitarsi a terra in palestra prima è fortemente consigliato.
Sicuramente non è facile da spiegare sulla carta – spero di non aver dimenticato niente, e di non avervi confuso ancora più le idee. Nel caso correzioni e integrazioni sono più che benvenute e …non è matematica, queste sono le indicazioni classiche dei corsi ufficiali; ci sono mille varianti (freni bloccanti, bloccanti diversi al posto del machard etc, e perché no il base jumping
oggi assai di moda:più semplice di così…) ma non è il caso di complicare ancora più la materia.
Se ci sono domande o chiarimenti perchè (probabile) non mi sono spiegato bene sono a disposizione - scrivete!
Alla prossima
Ciao
pino