I segni, i presagi.
Il ragazzo salì alle 7.00 sulla sua rombante e potentissima, per l’epoca, erano i primi anni ’80 e prese la strada che lo conduceva a quello che poi fu il suo patibolo.
Accese le pompe della benzina, giro la chiave d’avviamento, ingranò la prima, rigorosamente in dietro e, con un sussulto, si avviò.
Una volta in strada notò che era una splendida tersa giornata.
Quelle giornate dei primi giorni di aprile spazzate dal favonio, che portano i primi tepori primaverili.
Poco prima d’imboccare l’autostrada si fermò a ritirare il bouquet prenotato.
Imboccò l’autostrada ad una velocità mai inferiore ai 180, non c’erano gli autovelox, tutor ed il ministro Ferri faceva ancora il magistrato, inconsapevole di quello che sarebbe accaduto alla sua vita da lì a poco.
I 194 Km che lo separavano volarono via in un attimo, precisamente in 1 ora e 30 minuti.
Tante volte aveva percorso, anda e rianda, quella strada, la conosceva buco per buco…
La fortuna, credette il giovane (……), fu quella di evitarle tutte e giungere a destinazione con la “macchina rasoterra” ben prima dell’ora prevista.
Scese dalla vettura ed entrò nell’albergo. Il portiere lo riconobbe immediatamente e con i rituali salamelecchi gli diede la chiave della camera.
Il problema nacque nel momento in cui, pochi istanti dopo, trovò la stanza occupata.
Ridiscese dall’azzimato e cerimonioso portiere chiedendo spiegazioni. Effettivamente ci fu un errore: la camera prenotata era stata data per errore ad una coppia di alpinisti.
Non doveva pernottare il giovane, ma solo cambiarsi per la funzione, così l’albergatore, che nel frattempo era subentrato allo stordito portiere, convinse il giovane a sfruttare l’appartamento della proprietà dato che il resto dell’albergo era stato praticamente occupato dai parenti della sposa provenienti da ben più che 200 chilometri.
Il giovane si cambiò rapidamente vestendo il tait spezzato, una camicia con colletto tipo smoking e, soprattutto le scarpe rigorosamente nuove.
Appena uscì sul piazzale ancora ghiacciato, visto il periodo, capì che le cose si sarebbero messe male.
Complici le scarpe nuove prese a pattinare che solo una Kostner, in splendida forma e con tutta la sua dentatura equina atta ad addentare prese sicure, avrebbe potuto competere nei vari volteggi.
Appena raggiunta una base meno insicura, dopo aver almeno un paio di volte rischiato l’osso del collo, si accorse che al tait mancava un bottone.
Rientrare attraversando il piazzale era escluso. Rischiare la vita un’altra volta sarebbe stato un eccesso di ricerca di fortuna.
Pertanto si avviò sulla strada sapendo che davanti al comune c’era una tintoria,con magari funzioni di sartoria.
Ma era sabato ed era chiusa……….
In suo soccorso l’imponderabile. Incontrò il sacerdote che da lì a poco avrebbe dovuto celebrare il sacramento. Sacramentando il giovane spiegò l’accaduto ed il reverendo si offrì di portarlo in canonica dove la perpetua, presente ed intenta a rassettare, avrebbe provveduto velocemente alla sistemazione del caso.
Così avvenne……
Il giovane uscendo dalla canonica incontrò i due suoi testimoni e visto che era ancora presto, circa le dieci e trenta, mentre la funzione si sarebbe svolta un’ora dopo, lo invitarono al bar per prendere qualche cosa, visto che erano ancora a stomaco vuoto.
Quel qualche cosa furono tre Negroni……, ma a testa! (fornisco composizione: 3 cl di gin -3 cl di bitter Campari - 3 cl di vermut rosso dolce - mezza fettina d'arancia nde)
Da quel momento in poi la vicenda divenne, per i tre, un po’ confusa, vagamente diafana nei suoi contorni.
Uno ricorda un particolare, un altro altri, il terzo altri ancora, ma la somma dei ricordi dei tre non porta ad una storia chiara ed univoca…., almeno sino a ben dopo la funzione, quando i fumi dell’alcool cominciarono a svanire, anche aiutati dal successivo banchetto.
Intanto uno ricorda di aver guidato sino alla chiesa la vetture, mentre un altro si proponeva come unico possibile conducente. Pochi metri, a ben guardare, ma decisivi per il seguito.
Intanto uno dei tre ricorda che il passaggio, all’ombra delle case, tra la chiesa e l’albergo era praticamente intransitabile a piedi in quanto vi era un grosso zoccolo di ghiaccio.
Ma quel passaggio, pochi metri in salita, era l’unico, cosicché la generosa e numericamente rilevante squadra dei prodighi familiari di Ella era andata a far incetta, presso i negozietti del paese, di sale grosso da spargere sul selciato ed ora era alle prese, al pari di mondine, con la semina di tale prezioso minerale.
Ma non fu sufficiente, ovviamente, abituati ad altri scenari e climi, il solo pensare che una dozzina di pacchi avesse risolto era arditamente insano. Sicché il passaggio della pulzella di bianco vestita fu al pari ardimentoso, una simil-cordata, ove tutti i suoi familiari si abbracciavano a formar catena umana.
Alla fine giunsero affannati tutti, madamigelle comprese, sul sagrato della chiesa.
All’interno della chiesa si viveva un’aria giuliva, forzatamente oltre le righe, ma ciò era unicamente dovuto all’eccesso di liquori precedentemente sorbiti dai tre presuntuosi discoli.
Quell’allegria, sin anche scomposta, durò per tutta la funzione, tra l’incredulità generale, non sapendo gli astanti ciò che i tre avean combinato per esser così straniti.
Persino successivamente, al momento delle firme, i novelli sposi sbagliarono ad apporre le firme, una al posto riservato all’altro. Questo, sotto l’occhio stupito ed incredulo del sacerdote, fu essenzialmente dovuto ad una nota forma di strabismo che si vuole prodotta dall’assunzione incontrollata dei Negroni, mentre per la sposa forse l’errore è da imputare al fatto che Ella volea, sì che volea ardentemente, firmare al più presto possibile, indipendentemente dove, l’importante era sancire.
Ma anche i due testimoni dello sposo arrivarono alla firma attraverso una laboriosa trattativa tra la penna ed il registro. Mentre i pari della ex signorina seppero immediatamente apporre la firma al loro rispettivo posto come se fossero avvezze settimanalmente a tale pratica, Delle professioniste, il dubbio di tale sicurezza ancor oggi attanaglia il giovane sposto.
L’uscita sul sagrato si raggiunse l’apoteosi con il lancio del bouquet. Potete solo immaginarvi lo slancio tra cumuli di neve indurita, selciato ghiacciato, scarpe con tacchi e soprattutto nuove, con il mazzetto svolazzante tra mano e mano….. Un interessante esibizione delle donzelle presenti, un incrocio di bravura e destrezza che rassomigliava ad una pirotecnica esibizione della suddetta Carolina con significativo contributo di coreografie degne della Sig.ra Fracci…..
E la famosa, direi ora famigerata, ora discesa ghiacciata? Ovviamente fu generosamente agevolata da qualche benpensante parente, sempre di Ella, che pensò bene di spargere, proprio come le suddette mondine, del riso, a detta loro propiziatorio, ma non saprei a che scopo visto il moltiplicarsi di scene contorsioniste da pattinaggio artistico……
Il giovane certamente rimase colpito, oltre che negl’occhi, dai chicchi profusi a quantità di questo arborio steso a minacciar la discesa.
Il resto della giornata andò nel segno dei più banali riti. Fotografie, singole, a coppie, a quadriglie, di massa. Tutti ridenti, ma se per gl’invitati era normale, visto le libagioni, per la di Ella, visto il raggiungimento dello scopo, meno per il giovane che da lì in poi avrebbe dovuto metter in disparte ogni tipo d’individuale velleità.
Banchetto nuziale, balli e canti, proprio nella tradizione di gente non propriamente usa ai contemplativi scenari alpini. Diciamo, pertanto, che più che ballate e cori alpini, s’udivano tarantelle, mazurche, saltarelli vari, con l’immancabile finale “o sole mio”…….
Per non parlare dell’inopinato coinvolgimento del giovane nel taglio della cravatta, acquistata da Andrew’s Ties, con di certo al super sottocasa (…..).
Da quel momento in poi rimase sul chi va là, per tutta la durata del banchetto, attento che non arrivasse anche quel segno di prosperità: una zucchina con due agrumi…..
Non arrivò, almeno quello fu risparmiato!
Terminato tutto questo baccanale, molto carnevalesco, venne la volta, finalmente di guadagnare l’uscita, la macchina e la strada verso casa.
Così i due sposini, freschi che più freschi non si può, s’avviarono ancora vestiti da cerimonia.
Strada facendo, nella mente del giovane però continuavano ad aver posto solo ulteriori inattese usanze, propinate da quei soliti famigliari, tipo: la tradizione che vuole il letto in cui la coppia passerà la prima notte di nozze sia preparato da due donne nubili, la porta di casa murata o persino le lenzuola stese sul davanzale, in bella vista, la mattina dopo.
Un brivido di terrore attraversò più volte la schiena del “povero” giovane.
Con questi pensieri arrivò nei pressi di Novara, perché è noto che le auto potenti sono molto affezionate ai distributori…..
Scese dalla macchina per chiedere di fare il pieno e “l’omino” innestata la pompa, in attesa del riempimento, lo guardò a lungo, spostando, intervallando, lo sguardo all’interno della vettura.
D’un tratto disse, ingenuamente, a voce sufficientemente alta affinché tutti i presenti sentissero:
“Mi scusi, ma perché uno che ha questa macchina si sposa?”L’ingenuità disarmante del benzinaio fu come una rasoiata verso la ex signorina e lasciò il giovane sgomento tanto che non riuscì a proferir parola se non un accenno,irresponsabile, di sorriso.
L’ultimo tratto di strada fu per io giovane, che magari si ritrovò vecchio d’un colpo, una sequenza di dubbi, dubbi che non lo abbandonano ancor oggi:
perché, nell’andata, correndo ad una velocità superiore ai limiti il ministro Ferri non era ancora nelle sue funzioni? Perché i tutor ed autovelox dovevano ancora nascere?
In fondo un ritiro immediato della patente……
Perchè non esisteva al tempo l’alcoltest, un bel rinvio di tutti e tre i giovani in ospedale per accertamenti….?
Perché una buca non aveva rotto la testina dello sterzo?
E quel viottolo ghiacciato, non sarebbe bastata una caduta, con annessa frattura per uno dei due protagonisti?
E quell’attento sacerdote, poteva, girandosi, permettere che gli sposi sbagliassero ad apporre le firme invalidando, magari il tutto?
Etc….
Già....... tutti segni, presagi, non colti.....,ma inconsapevolmente colti, tardivamente, del benzinaio che nella sua schiettezza aveva colto l’essenza premonitrice, che poi tanto non era...... era tutta da cercare nella logica!
Morale? Beh………. diciamo che ognuno percepisca la propria!
Comunque, se del caso, conosco delle ottime armerie....