"Vorrei sorvolare le montagne più alte del mondo come fanno gli uccelli durante le loro migrazioni. Loro non hanno maschera, ossigeno, GPS; hanno tutto nel loro istinto. Un istinto che sono convinto abbiamo anche noi se lo addestriamo bene. A. d'Arrigo"
Spesso quando racconto della montagna mi viene chiesto che gusto ci provo; che gusto c'è a camminare, a faticare, a salire una china solo senza poter parlare o chiaccherare, senza un gelato o una bibita, un mojito. Forse nella frase di d'Arrigo c'è un pò il senso di questo. Forse è un'istinto, forse una ricerca, forse una sfida. Certo è un ritrovare sè stessi, un misurarsi con le proprie possibilità, capacità e paure. La montagna è molto democratica, non ci sono trucchi o inganni, o ce la fai e sali o resti in baita.
Ma quando quando fatte le dovute valutazioni decidi che si può fare e ce la fai, quando arrivi in cima, quando raggiungi la meta, allora capisci. Non si può spiegare, non ci sono parole adatte, sono senzazioni estremamente personali difficilmente condivisibili. C'è molto di noi stessi e pochi lo possono cogliere.
Ma anche, come in questo caso, fatte le dovute valutazioni decidi che è meglio non salire; che le condizioni impongono rispetto ed è meglio fare altro. E allora la meta la guardi da lontano, già progettando la prossima volta, immaginando come sarà, gustandoti il piacere che verrà.
In fondo, come diceva qualcuno, parte del piacere stesso è nell'attesa di questo. E allora guardiamola, sognamola, progettiamola, desideriamola. Sono lì da qualche millennio che ci aspettano, possono aspettare ancora.
Per tutti gli altri...Rimini.
Roby
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Chicco32 ha scritto:
