RAPTOR: Un anno vissuto pericolosamente
Perché uno si alza alla mattina e decide di “rovinarsi” tutti i dannati Weekend?
Perché anziché capire che il biglietto della pensione, sciisticamente parlando, è stato staccato? Perché insiste nel ritenersi ancora inadatto alla pensione?
Perché, nonostante il Mark sconsigliasse il cambio delle scarpe, uno si deve incaponire?
Perché è scemo………. Sono scemo. ……..Si so…… mai vantarsi nella vita!
Posto tutto questo per aiutare in futuro chiunque avesse anche un solo problema dei miei. Insomma è un’opera magna, un trattato di come non perdersi d’animo! Si perché finché uno è giovane, asciutto, atleticamente preparato, non ci sono grossi problemi, ma se s’inizia la via del tracollo, beh a questo punto serve.
Sapete, avete già letto, la mia personale “guerra” con scarponi performanti. Dopo molti anni dove avevo utilizzato scarpe race senza mai aver un problema, sono dovuto passare a scarpe comode e larghe.
Fig.2
Fig.2a
Sinteticamente il mio problema è l’arco plantare ed il collo alto (Fig.2), quindi la misura che parte dalla base tallone e diagonalmente arriva al collo del piede, chiamiamola la misura che non c’è, ma dovrebbe esserci (Fig.3 A) Le case forniscono diverse misure Lunghezza e larghezza pianta, lunghezza scafo, scarpetta, ma questa non la fornisce nessuno. Chissà perché. Ci si deve accontentare di un generico più o meno volume.
Poi mettiamoci una scarsa voglia di allenarmi e conseguente soprappeso. Insomma un bel Richard Gere……. no non Gere, meglio Ginori (però modello DeLux).
Fig.3
Gli anni passano ci si dovrebbe adattare. Del resto per 300/330 giorni all’anno indossiamo scarpe comode e solo per pochi giorni, per poche ore, vorremmo metterci delle tagliole.
Ma vedendo alcuni amici, coetanei, che ancora si possono permettere scarpe performanti, derivate race o race direttamente, sapete com’è……… la rabbia monta.
A luglio 07 vedendo la parata di Raptor, di RTCS, di RTTI, etc…, nella sala giochi di Asola, mi è venuta la voglia di “mostrare i muscoli” e farmi vedere, a me medesimo, che non sono prossimo alla rottamazione.
Il mese di agosto passo a rimuginare, a sfogliare la margherita….
Ai primi di settembre parto per Asola e dopo una lunga seduta di prove arrivo al Rosso.
Fig.1
Si quel
Rosso lucido, lucido. Si quel Rosso che fa molto race.
Nonostante gli sfoggiati muscoli decido comunque di “volare basso” lasciamo perdere gli RD, fermiamoci agli RS, anzi meglio gli Supershape.
Mark mi guarda poco convinto…… vorrebbe limitarsi ad aumentare il flex dei miei “comodosi” Lange versione turistica.
Insisto…… e da scafo 319 si passa al 303! Se devo morire facciamolo in grande stile.
Prova che ti riprova, il piede mi sorride….. dai ci sono dentro, …. punti di pressione zero, grande avvolgimento. Sperem.
Gran merito si deve alle calze della Mico. Da anni le utilizzavo, ma quelle imbottite, non quelle sexy ……. a luci rosse, che poi con il Raptor ci vanno a nozze.
Sì quelle calze sembrano le contenitive, risaltanti le forme, anti cellulite, delle veline.
Indossandole mi sembro ancora un bel “robino”, chiaro da ginocchio in giù!
Detto della prova a secco senza alcun problema, ma attenzione è un film già visto, mi accadeva quasi sempre, anche in altre occasioni.
Fig.4
Dato che mi conosco, decidiamo, pronti e via, di utilizzare una zeppa abbassata partendo da una “normale” (Fig.4 W).
Via per la prima vera prova allo Stelvio, metà settembre.
Condizioni pietose, visibilità un metro scarso, mi obbligano a fare una serie di curve a cortissimo raggio, sforzando appunto i piedi. Risultato 10 con lode. Non ci credevo!
Unico problema, identico ad altri testatori, la sensazione di freddo alle punte dei piedi.
Settimana seguente con meteo più favorevole parto sparato…….. un boato di dolore al collo del piede. Che era successo da una settimana all’altra (tolto il meteo)?
Fig.6
Sarà il plantare di serie (Fig.6 B), effettivamente economico. Quindi passo deciso da un altro che avevo in casa (Lange ?) (Fig.6 D). Nulla di fatto.
Vabbè giro ad Asola. Zeppa ridotta a quasi zero (Fig.4 Y), meno di 2 mm. in punta di spessore, soprattutto nella parte centro-anteriore (maggiore rampa).
Rialzini, Booster, 4/5 termoformature……… e via allo Stelvio per l’ulteriore prova.
Collo a posto, ora spazio c’è, ma inizia il formicolio alla pianta del piede che dalle punte si estende, in poco tempo, ai talloni.…… dopo meno di mezzora ero seduto con un dolore allucinante alla pianta del piede. Il dolore mi attanaglia a tal punto che alla discesa dalla funivia mi siedo sulle scale in preda al più totale sconforto.
I pochi passi che mi separano dalla macchina sembrano irraggiungibili.
Oltre a qualche moccolo mi sono dato dell’illuso!?!?!? “Eccolo là il fenomeno che pensava di aver risolto……..”
Giro per Asola alziamo la zeppa, con una bassa (Fig.4 X), in quanto potrebbe essere stata la zeppa troppo bassa a far “basculare” il piede. In sostanza una mancanza di un solido appoggio.
Tant’è che la zeppa megabbassata (Fig.4 Y) ormai si è pure crepata!!!
Già che ci sono scannerizzo i piedi per preparare i plantari. Mettiamoci avanti, male non fa.
Provo con solo la zeppa di “serie bassa” leggermente ribassata, con il risultato che si allunga il tempo di sciata senza formicolio , ma dopo un’ora devo smettere, non riuscendo neanche ad appoggiare il piede a terra per almeno un quarto d’ora.
Fig.5
Visto che ci sono metto una scarpetta Lange 130 WC (Fig.5 3), a fatica, ma entra. Il risultato è stato identico a livello di pianta, con lo svantaggio della sensazione di durezza e punti di contatto dovuti alla scarsa imbottitura, soprattutto zona alta del polpaccio.
Un solo vantaggio non avevo più la sensazione di freddo alle punte.
Altra prova tolgo tutto (zeppa e scarpetta) mettendo una scarpetta Lange “comodosa” (Fig.5 1) con un rialzino per il tallone e polistirolo denso per la parte anteriore (Fig.4 H/Z). In pratica unicamente per coprire l’incavo della mancante zeppa.
Nulla di fatto dolore anche se con piedi “caldi”.
Giro per Asola …. plantari personalizzati (Fig.6 C), …….. l’ultima frontiera della speranza.
Siamo ai primi di dicembre. Scarpetta di serie e zeppa bassa, ulteriormente ribassata.
Parto “scatenato” e dopo tre ore, con poche seggiovie, molti skilift, sono perfettamente a posto.
Un leggero indolenzimento, con poco formicolio alle punte dei piedi, la “solita sensazione di freddino alle punte, ma finalmente sento che i Raptor, o meglio, più esattamente, i miei piedi cominciano ad intendersi.
A questo punto, grazie alla sensibilità acquisita, scattano le considerazioni sulla scarpa.
Molto sensibile. Facilita la presa di spigolo. Tiene magnificamente lateralmente. Quel gambetto avanzato agevola molto nella tecnica più evoluta, quindi ben al di là dei “vecchi” scarponi tipo race, a tal punto che mi sarebbe piaciuto provare un 130, con “pianta larga”.
Mentre faccio queste considerazioni il crack del ginocchio sinistro…… Un mese e mezzo di stop.
Riprendo i Rossi e tutto ricomincia, tutto si riaffaccia….. dal progressivo formicolio, al dolore all’arco plantare. Il “bello” è che se tolgo le scarpe nel giro di pochi minuti la funzionalità dei piedi riprende come se nulla fosse accaduto.
Avendo una gamba “scarsa” a livello muscolare, dovuto al crack, in prove successive, abbasso, togliendo una vite, il flex e constato che una sola vite incide e di molto, nella risposta della scarpa.
Più facile in piegamento e soprattutto con un ritorno più gestibile, considerato anche il booster.
Anzi consiglio a tutti che le prime prove con i Rossi siano effettuate con una vite sola, per poi alzare eventualmente il flex.
Dopo una serie di sciate, nella vana speranza di trovare il feeling pre-schianto, alzo la bandiera bianca, chiedendomi tra me e me “Mo’ che faccio?”
Elimino il plantare, ma il formicolio aumenta, ovviamente, inesorabile.
Mi rimane un’ultima prova prima del suicidio sportivo.
Avendo in uso dei plantari (conformate) (Fig.6 A), in altri scarponi, che non mi hanno mai dato problemi di formicolio, plantari del tipo che, per mezzo di riscaldamento, si automodellano ai piedi direttamente, vorrei a questo punto provarli in sostituzione di quelli scannarizzati. Perché un limite, in quelli scannarizzati c'è ed è che “vogliono correggere” le malformazioni, quindi adattissimi ad atleti o persone che non hanno problemi di soprappeso o di dimensionamenti particolari dell’arco, mentre i conformate essendo 1/1 con l’impronta del piede sorreggono e basta (Fig.7).
Fig.7
Il motivo è dovuto anche al fatto che questi conformate sono più rigidi di “suola”, perché più spessi, quindi si deformano meno ed allargano, mantenendola anche nelle torsioni, la larghezza e lunghezza della pianta del piede. Quindi attenzione anche nel ritagliarla perché occupa più spazio di una standard o scanarizzata.
Montati con qualche titubanza e scetticismo, confermano la solita impressione di gran confort.
Morale questa è la scelta definitiva 5/6 ore con le scarpe ai piedi senza neanche fare una piega.
La domanda è, ma perché se ti trovavi bene prima non hai utilizzato i conformate subito?
Beh non fa una grinza, ma io sono un ricercatore, un esperimentatore, a volte pure masochista!
Tempo fa provai anche dei plantari che “interagivano” tra il piede e la rotazione e l’asse terrestre, non vi spiego qui come…..
L’unico problema era che gli spazi con il conformate erano diminuiti, quindi altro giro ad Asola.
Taglio nella zona collo di una parte di plastica dura della scarpetta (Fig.8) e nuova zeppa (Fig.4 K) leggermente più lunga (circa 15 mm.) nella parte anteriore (Fig.9 K-Y).
Fig.8
Fig.9
Ora sono definitivamente a posto. Posso tenere la scarpa allacciata per ore senza grossi problemi.
Ogni tanto formicolano le punte delle dita (leggermente), basta riaprirlo il tempo di una seggiovia e tutto torna a posto.
Considerazioni a margine.
Mark: Unico, insostituibile. Mai provare queste registrazioni senza il suo consenso. Inutile spiegare il perchè.
Zeppa: essendo più bassa di quella “di serie bassa” è molto leggerina e si muove con estrema facilità nell’alloggiamento, mi piacerebbe togliendola resinare, coprendo lo scavo, per acquisire maggiore precisione e sensibilità. Mi sa che lo farò.
Booster, di gran moda, è un utile accessorio. Tralasciamo come posizionarlo (dentro, fuori, interposto) c’è da dire che il velcro originale svolge la sua funzione ottimamente, in fase di aderenza del gambetto, ma lui è insostituibile.
Rialzi, provato con e senza, che dire….. secondo me diventano maggiormente necessari al crescere della difficoltà dello sci. Se uno ha un attrezzo “facile” non sono vitali, ma in presenza di sci “tosto”, lungo o con una preparazione aggressiva, diventano sempre più obbligatori.
Spoiler posteriore, avendo un gambetto molto aderente attenzione a metterlo anche per chi ha polpacci magri, diventa fastidioso.
Il problema del freddo ai piedi o meglio alle punte, secondo me, si può ovviare con una scarpetta meno voluminosa. Mi spiego meglio, cerco. La scarpetta è molto “cicciotta” quindi riempie molto lo scafo lasciando poco spazio per il passaggio, ricambio, dell’aria. Quest’ultima ristagna formando la condensa e dando il via alla sensazione di freddo.
Ho notato una cosa, non prendetemi per matto, alla mattina presto guardo, dalla finestra di casa, le macchine posteggiate, se vedo la brina sul tetto e/o vetri so che il “freddino” sarà cospicuo, viceversa con macchine “asciutte” il “problema” sarà minore, anche molto.
Poi vi è un secondo caso di “freddo”, diciamo teorico, che porta al formicolio e perdita di sensibilità sempre delle punte ed in casi più gravi, si diffonde in poco tempo sino al tallone. Questo caso è da imputare alla circolazione, al soprappeso dello sciatore e dall’inclinazione del gambetto e/o all’inclinazione della zeppa che carica maggiormente il peso sulle punte. Nel mio caso (come da scannarizzazione della pianta del piede) avendo una postura già naturale da “ballerino”, cioè cammino naturalmente più di altri in punta di piedi, aumento a dismisura la forza esercitata sulle punte. La posizione obbligata sulle punte genera il formicolio che in seguito si “allarga” all’arco plantare ed al tallone.
L’acqua. Gommino nuovo si (l’avevo) o no di acqua dentro le scarpe a me n’entra.
Ogni tanto si sente proprio il ruscielletto scorre tra le dita.
Provato a sigillare lo spazio sull'overlap e siliconato il gommino….. niente.
Però c’è un però: il gancio (2.o), quello in zona collo piede, lo tengo molto leggero. Per me entra da lì e scende verso la punta. Guardate il “bianco” sulla punta della scarpetta si può chiaramente vedere che l’acqua lì c’è arrivata (Fig.8).
Vabbè non sono uno schizzinoso……..un pediluvio di tanto in tanto ci vuole lo fa pure il Santo Padre. Chi è passato da alcuni modelli Race della Lange del passato sa!
Capitolo Mark. Sapete che con me si è giocato il posto. Sapete che ho riconfermato l'Accademico, come dice saggiamente Brunoz, (ho messo una buona parola con il “capo de capis” dell’Ornello….. eheheheh!!!!), però a parte gli scherzi ci sono da riconoscere tre cose.
La prima è la pazienza per il tempo che mi ha concesso.
La seconda che senza la sua volontà ed esperienza era impossibile arrivare ad un dunque (qualunque fosse stato il risultato).
La terza è che tutte sti alza, abbassa, scorcia, allunga e modifiche varie sono state fatte a costo zero. Raro, molto raro, nel panorama attuale al di là delle specifiche capacità.
Conclusioni.
Grazie Head, grazie Raptor, Grazie Mark.
Ho visto la luce (ricordate Blues Brothers?""""""). Grazie a Mark mi è ritornata la voglia di sciare, per lo meno ad un certo livello, ed il prossimo anno, essendo troppo bassi di flex, passerò probabilmente agli Atomic RTCS 130 o Head RS120, quest’ultimi già provati ma con l’ultimo stepp di zeppa, troppo stretta all’alluce (unghia annerita).
Del resto anch'io sono entrato nella chiesa (cripta) di Asola ed ho trovato al posto di James Brown l’Accademico!!!!!!!………… """""""""http://it.youtube.com/watch?v=654-CXlp9PE&feature=related
Sono in missione per conto di ……. ………. Ehehehehehe!!!!
PS: Lunghetto???? Noooooooooooooo!!!!