Il titolo è, credo, abbastanza azzeccato.
Datemi pure dello
e vi avverto: la lettura che segue, è tutt'altro che leggera. Munitevi di un buon digestivo, se vorrete avventurarvi...
Scarpone di partenza: Head Mojo XP
Utilizzo: pista: "ricreativo-sportivo" (con il SS Speed), "performante" (con l'iSpeed), allmountain, freeride anche in un metro e più di neve fresca (con Line Prophet 100 e Voelkl Sanouk per i powder glory days)... insomma, utilizzo a 360 gradi!
Perchè lo scarpone nuovo: il Mojo mostrava un po' troppo la corda con l'iSpeed, prestazionalmente di uno step superiore, e dopo aver utilizzato per mezza giornata un vecchio Head RD96, datomi in prova, ho rimpianto il bloccaggio del piede e la precisione di sciata che mi dava questo scarpone. La mia titubanza deriva dal fatto che io scio principalmente fuoripista, e non ero affatto sicuro che il nuovo scarpone ben si prestasse a quella pratica... ma in un'ottica di usare di più l'iSpeed (utilizzato solo un paio di giornate la scorsa stagione), e non precludermi la possibilità di sfruttarlo al di là dei mimiti dei Mojo, mi sono deciso per l'acquisto, rassicurato anche dalle parole di Mark.
Perchè il 130RD e non il 120 RS? Perchè quest'ultimo, anatomicamente parlando, si avvicinava troppo al mio Mojo... e non mi andava prendere una misura più corta per poi lavorarlo drasticamente con inevitabili fresature e bombature... ma mi ha convinto soprattutto Mark, a fare un passaggio più deciso.
Sensazioni a secco:
Flex: duro, durissimo. Avrei preferito uno scafo tipo 120, e un flex 110/120, ma vedremo se con una messa a punto si riuscirà ad ammorbidirlo... va anche detto però che a inizio stagione le performances personali sono quel che sono, non si è certo al top della forma fisica e delle capacità individuali di raggiungere i propri limiti, e li ho provati con lo sci "recreational" (Head Supershape Speed 170 con piastra CP13)... quando in realtà l'optimum è utilizzarlo con l'iSpeed da 180.
Anatomia: molto buona, da sistemare il sx sull'interno, il dx da fresare leggermente all'interno e fors'anche sull'esterno. Mi aspettavo forse una chiusura maggiore in zona caviglia (cioè che fosse più rastremata), ma va bene anche così. Lo spazio in punta sulle dita è anche eccessivo, l'idea che mi sono fatto è che con questo scarpone, la miglior opzione sia quella di prendere il numero più piccolo, e di lavorarlo poco on punta, il fatto di aver spazio lì permette appunto di non dover intervenire pesantemente in modifica...
Scarpetta: un qualcosa di fantastico, è morbidissima in zona caviglia, e abbastanza imbottita, ben sagomata in punta in modo da rispettare le dita, e con il sistema a lacci diventa davvero più facile inserire piede e scarpetta nello scafo. In primis, mettere il piede nella scarpetta permette di evitare le pieghe della calza, in secundis infilare piede e scarpetta nello scafo è ora operazione non particolarmente impegnativa. Ho provato a utilizzare la scarpetta del Mojo: non riuscivo a infilare piede e scarpetta dentro il 130! Mentre l'operazione inversa (piede e scarpetta del 130 nel Mojo) si è rivelata una nota estremamente positiva: semplicità di calzata, comodità in punta nonostante lì lo scafo del mojo vada a stringere maggiormente rispetto al RD.
Chiusura ganci: mi è parsa buona, per la verità molto simile a quella del Mojo. Ma devo riprovarlo, spostando le cremagliere del gambetto sulla posizione più stretta, come sul mio Mojo. Le cremagliere del gambetto sono impreziosite dai fermi, che non impacciano in alcun modo la manovra di aggancio/sgancio.
Sensazioni in pista:
Sabato, giornata velata, visibilità a tratti buona, a tratti pessima con qualche momento di whiteout. -2°C a 3899 metri sulla Gobba di Rollin. Neve dura e compatta, un po' di farina nella notte. Nelle curve ampie e medie, nulla da dire, lo scarpone è granitico in tutti i sensi...il bloccaggio della caviglia è buono, anche se non "cattivo", zona tarsale e inizio del metatarso sono ben bloccati, con un punto di compressione sull'interno avvertibile, ma non tale da fermarmi dal dolore. Zona dita dei piedi molto confortevole, con spazio in punta che mi piace molto. Ma... sul finire della giornata, quando avevo un po' preso le misure con neve, scarponi, sci, e gestualità, provo a cortoraggiare. Qui una sgraditissima sensazione: l'avampiede aveva un gioco talmente marcato da non permettermi di guidare lo sci come avrei voluto. Questo mi ha sconcertato non poco, mi ha fatto dubitare di aver preso la misura sbagliata, e con un po' di nervosismo sono ritornato a casa rimuginando sulla misura. In quella circostanza, molto meglio il mio Mojo, che col mio plantare avevo una azione di pilotaggio nel corto migliore, senza che mi ballasse molto sull'avampiede. Tutto questo perchè questo scarpone monta la soletta più sottile (27,5), mentre sul mio Mojo uso il plantare, più spesso, che quindi sento più "chiuso" anche se molto meno preciso del 130RD.
L'indomani, giornata tersa e soleggiata, -3°C all'incrocio tra le piste della Gobba e del Kein Matterhorn (indicativamente 3800 m), neve come il giorno precedente, ma il vento ha lavorato un po'. Con il mio plantare, più spesso, la musica cambia, e di molto, ora sì che riesco a cortoraggiare come vorrei, anche se i punti di compressione risaltano un po' di più. Comunque, la base è buona, e sono sicuro che con quella piccola messa a punto (fresature nei punti di compressione), potrò ben presto andare oltre i limiti miei e del Mojo...
Col mio SS Speed mi sentivo molto più sicuro, magari all'inizio tendevo ad esagerare col carico, a non dosare al meglio le mie sollecitazioni, e lo sci tendeva a perdere la traiettoria imposta, ma sciandoci più pulito, lo sci mi ha trasmesso una sensazione di precisione e di solidità che non gli riconoscevo. In pratica, come se lo scarpone più gnucco, rendesse l'insieme sci+scarpone più rigido al ponte, come se fosse stata montata una piastra più tosta...
Ho qui compreso il senso delle parole di Mark, quando mi diceva (se non ho compreso male): "con l'avanzare dell'età, gli sciatori vanno sullo scafo più duro, perchè questo gli permette un minor impegno fisico nel controllo dello sci", e difatti, anche se lavoravo un po' di più sullo scafo (più rigido), percepivo le aste come se fossero più leggere, dovevo quindi lavorare in minor misura sullo sci.
Con lo scarpone gnucco però purtroppo anche lo sci sembra gnucco, mi sembrava di avere un Fischer RC e non un Head SS Speed.... In pratica, avvertivo una minore elasticità sotto i piedi. Forse è una questione di scafo che rende l'insieme più rigido, forse è una questione di maggior precisione dovuta al maggior contenimento dello scafo, la sua durezza, e alla zeppa dura in luogo di quella morbida del Mojo...
Freeride con questo scarpone? Uhm è un parolone. Come detto prima, mi serviva uno scafo 120, gambetto 110/120, generalmente più rastremato (tranne che in punta), per avere uno scafo più preciso e rigido, e per evitare quel vistoso spanciamento del Mojo quando si va a caricare con le tibie. Ma questo scarpone, com'era lecito aspettarsi, va piuttosto oltre. Al momento, utilizzarlo nel freeride è un'ipotesi piuttosto lontana, nell'immediato futuro urge metterlo a punto nei punti di compressione, e riducendo di un tot il gambetto. Poi si vedrà... ma a sensazione, credo che le probabilità di successo per l'uso in freeride senza patire troppo ai piedi, siano minime.
A tal punto, mi chiedo: se ritaglio il gambetto, per ammorbidirlo un po', e se in futuro io voglia irrigidirlo, per un qualche motivo, come un ipotetico (ma al tempo stesso improbabile, visto che non rientra nei miei interessi) volermi cimentare tra i pali, oppure, un potenziamento fisico delle gambe, oppure (il che è l'ipotesi di gran lunga più probabile
) un aumento del peso de panza, poi si può ripristinare mettendo una vite dietro?
Insomma, vorrei capire: cosa cambia, tra gambetto "sano"e una vite dietro, e tra gambetto ritagliato e 2 viti dietro? Non solo in termini di rigidezza, ma anche di risposta elastica...
Mi è piaciuto molto il mix scafo Mojo/scarpetta RD, sento il piede molto più disteso in zona dita, con la calza che non "tira" da qualche parte per via della superficie ruvida del plantare, e dell'infilatura tradizionale. Tale accoppiata non l'ho provata sul campo, ma a secco le sensazioni sono state molto positive. Credo che accantonerò la vecchia scarpetta del Mojo, a questo punto... e che il Mojo possa essere rivitalizzato nell'uso di questa scarpetta (mi dispiace per l'amico Morfy... che, non appena gli dissi cos'avevo preso, con un ghigno mi fa: ma allora i mandriani non li usi più?
)
Mi scuso per l'esposizione ridondante... ma utilizzata volutamente, per esprimere compiutamente i concetti che volevo trasmettere.